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Settore giovanile: parola a mister Ciampichetti

L’Allenatore dell‘Under 8 e 9, Daniele Ciampichetti, attraverso una lunga intervista, ha fatto il punto della situazione. Trattando argomenti molto interessanti

Primo anno per l’US Ancona con tutte le categorie anche dell’attività di base, i bambini percepiscono l’importanza della maglia che indossano?

“Sì lo percepiscono e ci sono diversi motivi che concorrono in questa percezione: anzitutto Ancona è una città con una forte identità rispetto alla propria squadra e molti bambini già prima di venire al campo sono tifosi e sono stati allo stadio coi propri genitori. Poi la società è stata lungimirante nel rafforzare ancora di più questa identità con molte iniziative in questo senso. Infine, seguendo le linee guida del responsabile Scodanibbio e del direttore Virgili, siamo riusciti a trasmettere cosa significa allenarsi e giocare per l’Ancona, sia ai nostri ragazzi ma anche verso l’esterno. Nel modo di allenarsi, organizzarsi, nel vestiario e nel comportamento da tenere in campo. Ne abbiamo avuto la dimostrazione anche ai camp estivi e agli open day in preparazione di questa stagione: chi veniva a provare l’esperienza Ancona era perché percepiva che si trattava di qualcosa di importante alla quale ambire”.

Avere anche negli staff delle categorie più piccole un preparatore motorio e dei portieri, quali opportunità a livello di programmazione permette?

“Lavorare in uno staff con competenze ben definite è un’opportunità sia per i ragazzi che per noi. Colgo l’occasione per ringraziare il preparatore motorio Tommaso Giacomini e il preparatore dei portieri Andrea Innamorati Valentini, perché la collaborazione è costante e proficua. Per il gruppo è fondamentale: le età che costituiscono l’attività di base sono quelle delle cosiddette “fasi sensibili” per le capacità coordinative. I bambini e ragazzi sono molto più predisposti ad accrescere le abilità motorie e le lacune che restano oltre questa età sono difficilmente recuperabili dopo i 13-14 anni. Tanto più ora che le occasioni di gioco e movimento che una volta venivano svolte naturalmente e in autonomia si sono sempre più ristrette. Cerchiamo di aumentare al massimo i tempi di attività, sia riducendo i tempi morti durante gli allenamenti, sia sfruttando anche i momenti pre-allenamento e pre-partita per aumentare il tempo di attività. Avere un preparatore dei portieri già a queste età, inoltre, permette di individuare quali bambini possono essere predisposti al ruolo.

Quali sono le richieste e gli obiettivi fissati dalla società?

“Abbiamo delle linee guida che ci vengono presentate e discusse sia durante le riunioni tecniche che nei confronti che abbiamo ogni settimana col responsabile tecnico. Uno degli obiettivi è ovviamente quello di formare giocatori che possano arrivare in prima squadra o comunque nel professionismo, per questo ci è stato presentato un modello di giocatore da formare che sia “da Ancona”, che abbia autonomia, competenza tecnica, intensità, sicurezza e correttezza. Sono qualità anche umane, che serviranno anche a tutti i ragazzi che non riusciranno a raggiungere alti livelli nel calcio, avremo comunque contribuito a formare degli uomini e non solo degli atleti. Ad ogni staff è ovviamente chiesto per la sua fascia d’età, quindi nell’under 9 e under 8 cerchiamo di costituire quel nucleo di ragazzi che poi sarà via via integrato negli anni successivi dalo scouting con altri ragazzi del territorio. Venendo dall’esperienza “Anconitana” che lo scorso anno faceva comunque parte del progetto Ancona-Matelica, direi che per quest’anno possiamo dirci soddisfatti: dei 16 ragazzi del gruppo under 9, ben 12 erano già con noi lo scorso anno e sono stati integrati con 3 ragazzi visionati durante i camp estivi ed uno durante gli open day di inizio stagione”.

Per un tecnico cosa significa far parte di questo club?

“Per un tecnico di settore giovanile del territorio, allenare in una società professionistica come l’Ancona, che ha dimostrato di credere nel settore giovanile e di voler essere un punto di riferimento per la regione, è il coronamento di un percorso. Personalmente provo molta gratificazione anche nell’andare al campo e vedere ragazzi che ho allenato nell’attività di base confrontarsi con coetanei di realtà importanti. Nella speranza che qualcuno di loro, appunto, possa raggiungere la prima squadra e il professionismo. E al campo mi capita spesso di fermarmi a guardare allenamenti degli altri Mister, perché il livello è davvero alto e si può imparare da tutti”.

I ragazzini come riescono a coniugare scuola-allenamenti?

“Teniamo molto all’autonomia, che è una delle qualità che deve avere un giocatore “da Ancona”. Quindi abituarsi sin da piccoli a coniugare gli impegni è una di quelle abilità che, se ben trasmesse, si ritroveranno anche quando saranno più grandi e non solo nel calcio”.

Stanno imparando a conoscere la parola sacrificio?

“Con i modi adatti all’età, sì. Ad esempio chiediamo che i tempi morti durante l’allenamento siano ridotti al minimo, per poter sfruttare ogni minuto della seduta di che deve avere una buona intensità. Non è una cosa scontata: ad esempio ai camp estivi, in cui abbiamo cercato di portare il “metodo Ancona” ai ragazzi che sono venuti a provare questa esperienza, è stata una cosa difficile da trasmettere inizialmente, ma poi molto apprezzata. Lo stesso capita con chi arriva il primo anno ad allenarsi con noi. Però quando sono loro stessi ad accorgersi della relazione tra impegno e miglioramento, la fanno propria ed è un principio che si ritroveranno anche in altri ambiti della vita, ad esempio a scuola”.

Spesso si dice che i genitori interferiscono un po’ troppo sul cammino sportivo dei figli, stai notando questa problematica?

“No, perché la società è stata molto brava a distinguere subito, già dalla riunione di inizio stagione, il perimetro di ciascuna figura: tecnici, dirigenti, genitori. E’ qualcosa che mi capitato in passato in altre società ma, appunto, il problema era da ricercare in una gestione non chiara dei ruoli. In quel caso qualche genitore che può insinuarsi in questioni tecniche può esserci, ma sono comunque la minoranza”.