Paolucci: “Abbiamo voglia di emergere”
Sette partite, due gol. Uno al Fiorenzuola, l’altro alla Vis Pesaro. Il centrocampista Lorenzo Paolucci, dopo l’infortunio di Reggio Emilia, è tornato a disposizione. “Sì, ormai ci siamo – ha detto il classe ‘96 -. Ho molta voglia di scendere in campo e di dare una mano a tutto il gruppo”. Con la consueta umiltà che lo contraddistingue, la mezzala ha raccontato il suo percorso. Fatto come sempre di tappe, di ostacoli e di soddisfazioni. “Già all’età di quattro anni, avevo il pallone tra i piedi. A Tollo, in provincia di Chieti, dicevano che avrei potuto ricalcare le orme dei miei familiari. A undici, l’ingresso nel Pescara dove ho svolto tutta la trafila nel vivaio fino all’esordio in prima squadra. Avevo diciotto anni”.
Come sono i rapporti con tuo fratello?
“Di dieci anni più grande, è il capitano dell’Entella. Parliamo sempre di calcio, mi da dei consigli su come giocare. Purtroppo io per un motivo (infortunio), lui per un altro (squalifica), non siamo riusciti a confrontarci in campo a Chiavari. Ma che partita è stata?”
Raccontacela tu…
“Andrea era in tribuna, io ho seguito la partita in tv. Per novanta minuti ci siamo scambiati messaggi. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, ho provato parecchio rammarico per come è finita. Tuttavia, questo è innegabile, l’Ancona ha tenuto testa a una delle squadre più forti del girone”.
Quali sono le tue impressioni?
“Lavoro sodo con i miei compagni da questa estate, il giudizio non può essere che positivo. Dispiace non essere riusciti a vincere a Montevarchi contro il San Donato: i tre punti ci avrebbero permesso di rimanere più vicini alle prime posizioni e di acquisire maggiore consapevolezza sui nostri mezzi. Gli alti e bassi possono starci, succede quando la rosa è giovane e nuova. Però il campionato è equilibrato, solamente tre o quattro squadre sono attrezzate per puntare alla B, ma tutta questa differenza per adesso non si sta notando”.
Lorenzo, descriviti ai tifosi…
“Sono un ragazzo solare, allegro, mi piace scherzare con tutti. I difetti? Quelli li lascio dire agli altri. In campo mi avete visto: Sono un centrocampista duttile, posso coprire più ruoli. La tecnica è la mia arma migliore”.
Oltre al calcio cosa segui?
“Mi piace tanto il basket, l’Nba, ma pure il tennis”.
E dell’esperienza in Belgio?
“Mi è stata data una bella opportunità dall’Union Saint Gilloise. Non ho ricordi negativi, anzi. Lì era tutto diverso, la pressione non esiste e le partite si vivono con serenità. Ambientarsi non è stata cosa semplice. L’obiettivo era la salvezza, poi però le ambizioni sono salite e ci siamo trovati a lottare per il titolo”.
Conquistato poi dal Brugges di De Ketelaere che nel Milan sta facendo tanta fatica, perché?
“Credo che dipenda da un fatto mentale. Ogni giocatore ha il suo carattere e tempi di risposta. Nel calcio devi essere forte di “testa”, altrimenti è difficile”.
Come ti stati trovando ad Ancona?
“Molto bene. La società è solida e non ci fa mancare niente, sono stato accolto benissimo. Ancona è una città bellissima, i tifosi sono caldi e appassionati, c’è molta attenzione e voglia di emergere. Che è la stessa che abbiamo noi, mister Colavitto in primis”.