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L’Ancona aderisce a Integration League

Arriva ad Ancona Integration League, il nuovo torneo che unisce rifugiati e comunità locali promosso da Lega Pro con il supporto di UNHCR e Project School – a cui l’Ancona ha scelto di aderire per dare un contributo concreto alle necessità sociali del nostro territorio.

“Abbiamo scelto di aderire a questo progetto convinti, come sempre siamo stati, che il miglior modo per abbattere quei muri invisibili di ideologie sia quello di condividere le esperienze – ha detto l’amministratore delegato del club biancorosso, Roberta Nocelli -. Il calcio è sicuramente uno sport di aggregazione e socializzazione, svolge pertanto un ruolo importante. Sarà una grande esperienza per noi e per i nostri tecnici oltre che per i ragazzi. Ma le iniziative che fanno parte di questo progetto coinvolgeranno la città di Ancona nel suo complesso e questo è un aspetto molto importante”.

Il torneo è stato presentato questa mattina a Roma presso la sede della FIGC:«Mi congratulo con la Lega Pro e il Presidente Francesco Ghirelli per questa bella iniziativa, che si inquadra nel solco dell’attività che la FIGC svolge con ‘Progetto Rete’ già da diversi anni con i minori stranieri non accompagnati, che compiono un passo decisivo verso l’inclusione nel nostro Paese attraverso il calcio» ha affermato Gabriele Gravina, Presidente della Figc. «La progettualità della Lega Pro, sviluppata con partner di assoluto prestigio e coinvolgendo persone maggiorenni, completa un percorso formativo e di integrazione in una perfetta azione di sistema, a testimonianza di quanto il mondo del calcio sia molto più sensibile di come viene rappresentato».

«Sono particolarmente orgoglioso di questo progetto perché fa emergere, ancora una volta, la straordinaria capacità dei club di Serie C di essere vicini ai territori e di dare risposte ai bisogni sociali» ha dichiara Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro. «Oggi inauguriamo un nuovo modello di integrazione che utilizza il gioco del calcio come veicolo che contribuisce a dare un senso di normalità soprattutto a chi vive condizioni difficili. Mi auguro che attraverso questo progetto le comunità possano riscoprire un modo per valorizzare i rapporti tra cittadini e coloro che fuggono da situazioni di crisi, il calcio mette al centro le persone».

In totale hanno aderito al torneo 8 Club, tra cui Fidelis Andria, Cesena, Feralpisalò, Virtus Francavilla, Monopoli, Potenza, Reggiana.

Nelle città di ogni Club che ha aderito verrà quindi formata una squadra che sarà composta da 8 cittadini italiani e 8 rifugiati, richiedenti asilo, titolari di protezione sussidiaria e temporanea. Le squadre si alleneranno per 5 mesi nelle strutture messe a disposizione dei club per poi competere tra loro in un vero e proprio torneo di 15 partite, con la finale che si disputerà in un importante stadio italiano.

Inoltre, mentre le squadre verranno formate e si alleneranno, saranno organizzate diverse attività collaterali con finalità formative e di sensibilizzazione che coinvolgeranno le istituzioni locali, i centri sportivi giovanili e le scuole.

«Quando pensiamo ai rifugiati, tendiamo a pensare ai loro bisogni in termini di sicurezza, cibo, alloggio, salute, ecc. Questo è ovviamente vero. Tuttavia, non possiamo trascurare altri aspetti che possono non essere strettamente “salvavita”, ma che certamente “cambiano la vita”». A chiarirlo è Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia la Santa Sede e San Marino. «Poter praticare uno sport come il calcio insieme alla comunità locale, è senza dubbio uno di questi. Siamo felici di poter sostenere Lega Pro nella realizzazione di questo progetto che aiuterà i rifugiati a creare nuove amicizie, sentirsi sicuri e accolti».

«In Europa, negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che adottano il calcio come strumento per abbattere stereotipi di ogni tipo – ha spiegato Antonio Dell’Atti, Co-founder Project School -. Con Integration League, portiamo in Italia un progetto innovativo in cui lo sport più popolare del mondo diventa la chiave strategica per creare un contesto competitivo perfetto per mostrare a chi seguirà il torneo che il colore della maglia delle due squadre è l’unica vera differenza tra chi scenderà in campo».

Per maggiori informazioni:

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